Con sconcerto leggiamo le dichiarazioni rilasciate da Fulvio Daris dell’Arpa e dall’assessore all’ambiente Sara Vito dove si evidenzia come l’inquinamento della centrale a carbone A2a di Monfalcone risulti quasi ininfluente rispetto al contesto ambientale contiguo.
“Non si riscontrano grandi discrepanze” fra la centrale chiusa e in funzione, ergo: il traffico del carbone in porto che viene combusto in un camino sessantenne alto 150 metri se non è benefico aerosol poco ci manca.
Credo sia la prima volta che si smentisce l’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) che attraverso l’analisi dell’inquinamento delle centrali a carbone in tutta Europa ha stabilito inequivocabilmente la correlazione fra la combustione del carbone e il cancro con una media di 47 morti accertate all’anno nei territori limitrofi alle centrali.
Dati talmente inconfutabili da far scattare l’allarme in Europa che si appresta a legiferare sulla ricaduta dei metalli pesanti in forma restrittiva.
Venerdì 14 novembre, a Staranzano, sono stati presentati i dati dello studio provinciale sull’inquinamento della centrale, relatore un fisico ambientale e climatologo di Greenpeace che aveva illustrato i danni accertati del carbone, sia sulla salute che sui cambiamenti climatici.
Parlando di Monfalcone aveva fatto rilevare come il tipo di inquinamento prodotto dalla A2a fosse lo stesso che aveva sancito la chiusura della centrale di Porto Tolle e che decreterà la fine del carbone a Vado Ligure.
La relazione della Provincia aveva indotto il dott.Scottoni, dirigente di A2a, a prender la parola per illustrare al pubblico presente, attraverso delle slide che sintetizzavano lo studio Arianet sulla ricaduta dei metalli pesanti e degli inquinanti nel monfalconese.
Tale studio, pagato da A2a, quasi assolve la centrale a carbone ritenuta responsabile di una minima parte dell’inquinamento. Lo studio addebita la maggior parte dell’inquinamento alle industrie, al traffico,all’aeroporto e al porto.
Il fisico chiamato a commentare quanto illustrato da Scottoni rispose che non avendo mai visto lo studio non poteva confutarne i dati.
Certo è che l’inquinamento del carbone è cosa ormai nota e la mortalità illustrata nella presentazione derivava da dati forniti dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Quello che colpiva, secondo il fisico, nelle slide di A2a era l’assenza del parametro più importante nella quantificazione del danno alla salute che era il PM 2,5. Scottoni a testa bassa affermò che tale parametro non era stato valutato.
Il fisico ambientale concluse l’intervento dicendo che se le fonti inquinanti sono quelle descritte dallo studio Arianet e ai morti accertati della centrale si debbono sommare chissà quanti altri solo dei folli possono decidere di proseguire con il carbone in un simile contesto.
Liviana Andreossi
Collettivo per la Difesa del Litorale Carsico