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Il carbone pulito non esiste

Report iniziativa dell’8 giugno

 

Da Il Piccolo del 9 giugno 2013

Centrale A2A, carbone sotto accusa

Bianchi: «Storia parallela a quella della Ferriera». Vescovini paga un’indagine sugli effetti ambientali

di Giuseppe Palladini

Centrale A2A sul banco degli imputati, ieri pomeriggio al Palaveneto, nel convegno “Dal carbone alle rinnovabili: un passaggio verso la salute”, organizzato dal Collettivo difesa litorale carsico e da “Bisiacaria in movimento”. Impianto sotto accusa, dunque, sia sul piano della salute sia su quello della produzione di energia elettrica e degli effetti sull’ambiente. Condividendo l’impegno degli organizzatori, in apertura il sindaco Silvia Altran ha affermato che «Monfalcone ospita la centrale da troppi anni, ha visto vari ampliamenti, ma è stato trascurato l’aspetto della salute. Bisogna discutere su cosa vogliamo fare e su chi lo può fare – ha aggiunto – anche se l’autorizzazione integrata ambientale è valida fino al 2017 e di recente ci sono nuove proposte di A2A». Nell’ultimo anno, ha ricordato ancora Altran si è riusciti a mettere in piedi il tavolo ambientale, che ha già ottenuto l’installazione di centraline attraverso l’accordo tra A2A e Arpa.

Il nodo salute ha tenuto banco nella prima parte dell’incontro. «La storia della centrale – ha affermato Claudio Bianchi, presidente provinciale della Lega per la lotta ai tumori – è lunga 50 anni, un lungo periodo costellato di menzogne. La centrale – ha proseguito – è un problema regionale e nazionale. E in regione la sua storia del suo inquinamento è parallela a quella della Ferriera di Servola e dello stabilimento chimico di Torviscosa. Tre storie che vanno avanti da troppo tempo».

Parlando di sostanze cancerogene presenti nell’inquinamento atmosferico, Bianchi ha rimarcato che la maggior parte di essere va in circolo nell’intero organismo, e quindi causano tumori non solo nei polmoni. Effetti che Bianchi ha dimostrato presentando diversi lavori scientifici. Nel suo intervento Bianchi ha in qualche modo sviluppato quanto in precedenza esposto da Marijan Nabergoj, specialista in pneumologia e in medicina del lavoro, che ha analizzato gli effetti dell’inquinamento sull’apparato respiratorio.

«La centrale a carbone – ha affermato Nabergoj – produce 67 sostanze inquinanti, fra le quali 24 che è dimostrato sono cancerogene». Parlando di dimensioni degli inquinanti, lo specialista ha ricordato che le particelle più grandi delle pm10 vengono “bloccate” dai polmoni, mentre tutte quelle più piccole entrano in profondità negli alveoli e si diffondono nei diversi organi del corpo. «Le nanoparticelle – ha ribadito – entrano all’80% nel circolo sanguigno, e nel giro di dure ore raggiungono tutto il corpo».

Contro la centrale si è scagliato in particolare Alessandro Vescovini, imprenditore e presidente della Sbe. «A Monfalcone non c’è mai stato un fronte unito – ha rilevato -. Non si vede una fine all’attività della centrale, ci parlano di carbone pulito, una nuova frontiera che non riusciamo a cogliere. Non c’è nessuna pianficazione – ha aggiunto – e negli anni non c’è stata una grande opposizione a un impianto che fa male alla salute».

Dopo anni che si insiste sui controlli al camino, «finalmente – ha proseguito Vescovini – saranno installate centraline in tutto l’Isontino, anche se come sempre si individuano i controlli nel modo più comodo ai produttori».

Il presidente della Sbe ha poi annunciato di aver commissionato, a proprie spese, a un’importante Università del Nord Italia il monitoraggio dell’inquinamento della centrale e lo studio dell’accumulo biochemico degli inquinanti in una dozzina di aree. «Quando renderemo pubblici i dati – ha sottolineato – mi auguro che parta uno studio finanziato dalla Regione».

Sulle fonti per la produzione di energia si è infine soffermato il biologo, Federico Grim, consulente per industrie e tribunali nella cause ambientali. «A Monfalcone – ha spiegato – il carbone è usato solo per incassare contributi Cip 6, nati per favorire le rinnovabili e che ci ritroviamo nelle bollette». In realtà, ha detto, non abbiamo bisogno di più centrali, perchè la potenza in Italia è doppia rispetto alla massima domanda registrata nell’estate 2007.

Da Il Piccolo del 7 giugno 2013

«Basta con il carbone» Le direttive del governo rinforzano i no ad A2A

Domani l’incontro con gli esperti sulla centrale elettrica Vescovini (Sbe) è tra i relatori e vuole le scuse di Altran

di Giulio Garau

«Dobbiamo puntare alle energie rinnovabili e sul risparmio energetico. Deve essere ridotto il costo dell’energia e nella Sen (la Strategia energetica nazionale approvata con decreto ministeriale dal governo uscente quanco all’Ambiente c’era il ministro Corrado Clini ndr) si raccomanda meno uso del carbone. Dobbiamo renderci più efficienti nello stoccare gas, prevedere nuovi rigassificatori e diventare un hub dell’Europa in grado di connetterci ai canali europei. È utile ridurre sia il prezzo del gas e le emissioni di Co2 sia gli effetti di tanto uso di carbone sulla salute». È un messaggio che non ammette dubbi quello del neo-ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che in questi giorni ha illustrato, in Commissione Ambiente della Camera, le linee programmatiche sulla green economy che proseguono (lo dimostra il decretro stesso) il lavoro impostato dall’ex ministro Corrado Clini che è tornato alla direzione generale del dicastero.

Direttive che arrivano proprio alla vigilia dell’incontro in programma domani e che si intitola “Dal carbone alle rinnovabili: un passaggio obbligato verso la salute” organizzato da un gruppo di associazioni e in particolare il Collettivo difesa litorale carsico e Bisiacaria in movimento. Si tratta delle associazioni che, come si capisce immediatamente dal frontespizio del volantino del convegno, che illustra un pacchetto di sigarette con la scritta “Monfalcone, dopo 50 anni vogliamo smettere”, chiedono di riconvertire la Centrale a carbone di A2A. E non è un caso che tra i relatori ci sia Alessandro Vescovini, industriale, a capo della Sbe di Monfalcone e da sempre in prima fila nella battaglia per la chiusura della centrale elettrica che va a carbone, una guerra sostenuta a colpi di dati, approfondimenti e tesi sulla nocività dell’impianto che si trova alle porte del centro. E proprio ieri lo stesso Vescovini, su facebook, appena appreso delle direttive strategice del ministro Orlando, che danno “ufficialità” alla sua battaglia, si è scatenato contro chi lo aveva criticato. «Ho anche acquistato una pagina del giornale per criticare apertamente l’atteggiamento dell’amministrazione comunale e provinciale che ammiccavano e flirtavano con il progetto carbone pulito di A2A….Il sindaco Altran e il presidente Gherghetta reagivano stizziti sostenendo che il signor Vescovini era persona assai disinformata e approssimativa e che la soluzione della centrale a carbone fosse lungimirante….».

Vescovini ricorda anche che la stessa A2A aveva replicato per bocca del suo legale rapprtesentante “dichiarando che quanto sostenuto sulla quantità di inquinanti corrispondeva al vero…”. Il numero uno della Sbe invita il sindaco Altran a leggere le direttive del ministro Orlando e aggiunge: «alla luce di ciò le scuse mi sembrano per lo meno dovute, unite a un ringraziamento per aver contribuito a evitare all’amministrazione un errore madornale…».

In gioco c’è infatti un progetto da alcune centinaia di milioni per la ristrutturazione degli impianti di A2A per il passaggio a gruppi a carbone “pulitio”. Un progetto che dovrà fare i conti con la contarietà del governo. L’incontro dei gruppi anti-centrale è per domani, alle 17.30 al palazzetto Veneto. Tra gli interventi oltre a Vescovini il professor Claudio Bianchi della Lega per la lotta ai tumori, Marijan Nabergoj medico del lavoro e pneumologo, e il biologo Federico Grim consulente per industrie e tribunali su cause ambientali. Non risulta alcun intervento da parte del Comune all’incontro che si svolge, ironia della sorte, proprio nel palazzo dove ha sede l’ufficio del sindaco.

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