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IL CARBONE CI BRUCIA…

carbonotteIn queste giornate nuvolose, dove non soffia la bora, la nuvola dei veleni della centrale di Monfalcone spicca nel cielo.

E’ impressionante guardare la quantità di vapori che esce da quel camino.

Con questa deprimente visione si apprende dalla pagina Facebook del Comune che l’azienda A2a si appresta a chiedere la Valutazione di Impatto Ambientale per la trasformazione a carbone della centrale. Un “VIA” che prosegue un iter autorizzato da una inerzia politica colpevole o complice per una centrale antistorica che sarà autorizzata da commissioni composte da tecnici strapagati che si laveranno le mani attraverso misere prescrizioni sulle emissioni.

Carbone nel cuore di Monfalcone, città martire per i morti d’amianto, con una incidenza di tumori che niente ha da invidiare a Taranto. Monfalcone: povera città depredata da questa società di affaristi che sta colonizzando il territorio. Affaristi che per guadagnare enormi quantità di denaro con poca spesa hanno scaricato fiumi di fango dal bacino di Sauris e vogliono il carbone e le “biomasse” a Monfalcone.

Per gli azionisti della bresciana/milanese A2a la nostra regione è come il delta del Niger per le sette sorelle del petrolio, un territorio da sfruttare per i loro profitti. Risulta indifferente l’appartenenza politica delle municipalizzate, l’importante è il business. Per tacitare l’amministrazione comunale l’azienda distribuisce le perline agli autoctoni, come le compagnie del petrolio al popolo degli Ogoni, veri proprietari dei giacimenti petroliferi. L’A2a paga dei tavoli tecnici di discussione, promettendo (addirittura!) uno studio sulla diffusività delle polveri sottili per approfondire le azioni di monitoraggio.

L’A2a, bontà sua, parla di porte aperte alla centrale e, allora, noi domandiamo: perché non offrire una gita sotto il ponte di Preone a mostrare il mare di fango prodotto in Carnia per fare gli affari con l’energia idroelettrica?

Possibile che governanti e politici non abbiano capito che non si può andare avanti così?

Bisogna fermare definitivamente questo progetto ascoltando la legittima e veemente richiesta di chi non se la sente più di subire sulla propria pelle scelte non condivise.

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