FUORI BORDO
Solidarietà con la Valsusa
La solidarietà del Collettivo per la difesa del litorale carsico ai cittadini della Valsusa nasce dalla comunanza: la loro lotta è la nostra lotta, siamo insieme contro i progetti di alta velocità ferroviaria che riteniamo il più grande sperpero di denaro pubblico che sia stato mai intrapreso nel nostro Paese.
L’insensatezza dell’opera è resa ancora più evidente dopo gli straordinari tagli dello stato sociale che stiamo vivendo: tagli alle ferrovie, alla scuola, alla ricerca e sanità, alle pensioni e al lavoro.
Lo stato sociale viene sacrificato per “salvare l’ Italia”, ma per salvare il Paese da un debito pubblico che come un Moloch pesa su di noi e sulle generazioni future non sarebbe un buon inizio accantonare i progetti faraonici e recuperare l’esistente ampiamente sottoutilizzato? Per” salvare l’Italia” non è, forse, indispensabile una rete ferroviaria che colleghi il nord al sud potenziando le infrastrutture nelle isole che quando va bene girano con la monorotaia? Una manutenzione capillare non favorirebbe l’incremento di posti di lavoro qualificati? Perché un a.d. delle ferrovie come Moretti viene nominato cavaliere del lavoro dopo i fatti di Viareggio?
E’ mai possibile che argomenti di buon senso dimostrati da cittadini consapevoli vengano travisati e chiamati “eversivi”? Forse l’eversione sta da qualche altra parte, sta dalla parte di chi usa messaggi di propaganda e si augura una repressione anche violenta sui cittadini inermi, cittadini che difendono il loro Paese e che pagano di persona la rivendicazione dei loro diritti.
In un Paese dove la classe politica ha usato turpiloquio e volgarità da dittatura delle banane veder montare un caso politico su un manifestante NO TAV che dà della “pecorella” ad un carabiniere lascia stupefatti. Questo episodio dimostra come si ritenga lecito qualsiasi mezzo per screditare questa battaglia civile, mistificando anche le parole di Pasolini.
Propaganda e violenza contrabbandata con un: ” ci vuole fermezza” da parte del ministro dell’interno. Che Stato Repubblicano è mai questo dove si massacrano i suoi abitanti con lacrimogeni, gas e manganelli perché rivendicano libertà costituzionali?
La battaglia contro l’alta velocità ferroviaria è una battaglia che travalica i confini della Valsusa.
Contro il centro commerciale di San Canzian d’Isonzo
La raccolta firme organizzata dal comitato contro il centro commerciale di questi giorni ha prodotto un primo risultato: il sindaco afferma che non ci sono più i tempi tecnici per approvare la variante entro la fine dell’attuale mandato, visto il numeroso lavoro che dovrà essere fatto dall’ufficio tecnico che dovrà vagliare e produrre le risposte alle numerose osservazioni che arriveranno fra breve in comune.
Inoltre, da una più precisa lettura delle disposizioni relative al tempo a disposizione della cittadinanza per produrre delle osservazioni, i 30 giorni effettivi significano 30 giorni lavorativi, quini il termine ultimo è quello del 14 marzo 2012
Ci sono quindi ancora un po’ di giorni per far firmare a più persone possibili le osservazioni preparate dal comitato o produrne di proprie…
Per raccogliere i facsimili firmati (Osservazioni multi firme oppure osservazioni mono firma integrabili) e per ulteriori informazioni sul progetto presentato:
comitatonocentrocommerciale@gmail.com
pagina facebook del comitato contro il centro commerciale
rassegna stampa sul centro commerciale (dal blog del coordinamento libertario isontino)
FERMIAMO IL CARBONE
Anche a Monfalcone aderiamo alle giornate di mobilitazione nazionale contro il carbone.
Da sempre la centrale con le sue emissioni incombe sulla città: emissioni di diossina, ricadute di polveri, smaltimento di tonnellate di rifiuti illeciti sono cronaca dell’ultimo anno.
il nuovo direttore della centrale di Monfalcone lascia intendere di volerla riconvertire parzialmente a “carbone pulito” definizione impropria e fuorviante.
noi nel frattempo non possiamo fare altro che manifestare la nostra contrarietà ad un sistema energetico ottocentesco ed esprimere seria preoccupazione per quanto esce dal camino della centrale.
SUL POLO INTERMODALE DI RONCHI DEI LEGIONARI
La regione è in trattative con la società Save di Venezia per la gestione e la vendita dell’aeroporto del FVG. La Save che si occupa della gestione delle infrastrutture e delle attività aeroportuali venete, sta trattando per comperare il pacchetto azionario di maggioranza che la regione FVG detiene.
La strategia che sta alla base dell’accordo fra le due società aeroportuali è di tipo “sinergico” : grandi investimenti in campo ferroviario per offrire un pacchetto di voli distribuito fra l’aeroporto di Venezia e l’aeroporto FVG sito a Ronchi dei Legionari.
In un articolo pubblicato dal quotidiano “Il Piccolo” si illustravano fumosamente i termini dell’accordo tra Regione FVG e Save, interessante era la conclusione dove si affermava che la sinergia sarà possibile: “anche grazie agli investimenti che le due società stanno portando avanti in ambito ferroviario. Tra tre anni sarà pronta la “nuova stazione” dello scalo Isontino, quella che, una volta completata la stazione ferroviaria del Marco Polo, metterà in comunicazione Ronchi con Venezia in mezz’ora.”
La “nuova stazione” dello scalo Isontino ha un nome: Polo Intermodale e fungerà da testa di ponte per la TAV. La stazione è stata progettata con un mare di cemento e prevede di sacrificare 500 ettari di preziosissimo territorio agricolo adiacenti all’aeroporto e la dismissione dell’approvvigionamento idrico del monfalconese e dei paesi limitrofi.
L’acqua verrà erogata dall’Acegas spa, azienda quotata in borsa, che ben saprà sfruttare questa privatizzazione sottotraccia di un bene pubblico come l’acqua. Per dare un’idea della inutilità del Polo Intermodale basta ricordare lo scalo di Cervignano, sito a pochi Km., praticamente inutilizzato.
A Ronchi dei Legionari si sta pianificando un opera elefantiaca che ben si inquadra nelle strategie delle Grandi Opere. Si fanno circolare voci tranquillizzanti sulla TAV, si dice che non si farà mai perché non ci sono i soldi e questo probabilmente è vero: l’opera non verrà mai completata. Ma non è questo il problema, fondamentale è iniziare i lavori per far girare soldi e appalti. Aprire cantieri a macchia di leopardo fa parte di una strategia: meno contigui sono i cantieri e meno controllabili sono i lavori. Le spese in corso d’opera dei tratti della TAV già completati nel nostro Paese hanno lievitato, mediamente, del 300% e in queste cifre si capisce il senso reale delle Grandi Opere: il furto del denaro pubblico.
Ci sarà un motivo se negli appalti delle opere civili la concorrenza funziona pochissimo e vincono quasi sempre imprese nazionali?
Non si può ignorare che il settore degli appalti pubblici è particolarmente afflitto dalla presenza della malavita organizzata, sempre a causa della scarsa competizione possibile e del diffuso intreccio politica-affari che ne segue.
Consiglio: andate a Ronchi, guardate il territorio sito di fronte allo scalo e beatevi del verde, della rinaturalizzazione che in questi anni è avvenuta e incazzatevi perché proprio lì colerà il cemento e un altro pezzo di quello che Napoleone chiamava il granaio d’Europa andrà perduto per sempre.