Da qualche tempo la centrale fuma come un turco, giorno e notte sbuffa e dalle alture del Carso sloveno, nelle belle giornate, è ben visibile la coperta gialla nel cielo azzurro sopra a Monfalcone. Per tranquillizzare gli sfortunati abitanti l’azienda esce con l’ennesimo comunicato che proveremo a reinterpretare:
«Sono la centrale a carbone A2a, un vecchio catorcio che ha fatto tanta strada con il carbone e olio combusto. C’è stato un tempo in cui anche i rifiuti (biomasse) avevano trovato accoglienza nel mio camino. Un camino corto che si affaccia nel centro città: delle belle cartoline mostrano lo storico comune monfalconese con il fumo sullo sfondo.
Ho un parco carbone in piena aria, quando scarico nei giorni di bora i fumi neri sembrano le ceneri di un incendio. Però ora posso ben dire: ho i denitrificatori in funzione, il portento della scienza e della tecnica che mi permetteranno di ottenere una nuova AIA perché rispetto i parametri europei.
Racconto che la mia società non ha usufruito del decreto Mille Proroghe, varato da Renzi in barba alla conferenza sul clima di Parigi, che permette la deroga delle emissioni perché: “Noi, con il vecchio catorcio, siamo a posto. Si muore là attorno rispettando i limiti di legge”».Abbiamo semplificato, reinterpretando polemicamente, perché non è più accettabile che si produca energia con il carbone. La stessa A2a, con lo studio Arianet, aveva inserito la centrale in un contesto dove l’inquinamento ambientale ha diversificate fonti nel territorio. È ora di pensare a un’altra destinazione d’uso per un territorio martoriato dalle industrie.
Il nostro territorio e le nostre popolazioni sono state sensibilizzate dall’esposizione all’amianto e dall’inquinamento industriale, fattori che agiscono sulla salute con un sistema sinergico.
Abbiamo un inquinamento che va avanti da oltre sessant’anni che, oltre ad aver prodotto migliaia di morti da mesotelioma, ha seminato vulnerabilità negli abitanti. Siamo diventati potenzialmente più esposti alla possibilità di contrarre tumori maligni. È dimostrato che nel nostro territorio la possibilità di contrarre il cancro al polmone è aumentata del 40% .
La classe politica di governo con una mano si professa contro il carbone e con l’altra occulta i dati epidemiologici: dobbiamo aver fiducia?
Perché non chiudere con la centrale e pensare ad un parco tecnologico dove reimpiegare gli operai con le loro competenze? Perché non destinare il sito ad un industria pilota dove la dismissione e il recupero del territorio fronte mare della centrale diventi un’opportunità? Il pianeta è destinato a chiudere le centrali a carbone. Perfino la Cina sta già pensando ad un futuro senza carbone e potrebbe comprare da noi un prodotto di dismissione fatto con i crismi dell’innovazione tecnologica e delle energie alternative. La Rhur in Germania è un esempio da seguire, basta con le politiche predatorie dei soldi sporchi, maledetti e subito.Liviana AndreossiCollettivo Difesa Litorale Carsico.