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Sistiana, il cemento è arrivato nel paradiso di Rilke

Foto da facebookLa tenacia dei distruttori del pasaggio mediante mattoni e calcestruzzo è impareggiabile. Vinceranno sempre?

Il Fatto Quotidiano, 1° novembre 2011

Ci provano da quasi 40 anni, sempre bloccati dentro una storia che sembrava infinita. Ma ora ce l’hanno fatta: il cemento è arrivato, “Portopiccolo” sta per diventare realtà. Una grande speculazione turistico-immobiliare in uno dei più bei tratti di costa adriatica, nella baia di Sistiana, a 15 chilometri da Trieste.

Il luogo non solo è incantevole, con il suo microclima esclusivo, ma è anche carico di storia e di reminescenze letterarie, a un passo dal castello di Duino dei conti Thurn und Taxis, dove Rainer Maria Rilke scrisse le Elegie duinesi [testo in inglese]. La baia di Sistiana era l’unico tratto di litorale rimasto verde e inalterato dopo la massiccia cementificazione di tutta la riviera nord adriatica, dalla Laguna di Venezia alla Slovenia. Lì la costa si innalza smangiata da una cava di calcare, abbandonata negli anni Settanta: con la scusa di risanare e rimarginare quella vecchia ferita, in molti hanno provato a progettare interventi. Alla fine degli anni Settanta un ex ufficiale dei corazzieri, Quirino Cardarelli, arriva dall’Aquila con un progetto firmato dall’architetto Renzo Piano: “valorizzare” la costa con un porto turistico scavato nell’anfiteatro formato dalla cava ed edifici per 250 mila metri cubi. Il comune di Duino-Aurisina approva. La Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ratifica.

Insorgono gli ambientalisti, il Wwf, i Verdi, i comitati locali, che denunciano la violazione della legge Galasso. Nel 1991 il ministero dei Beni culturali annulla le autorizzazioni concesse dalla Regione, giudicandole “illegittime per eccesso di potere e violazione di legge”. Subito dopo, la Fintour spa di Cardarelli affonda e nel novembre 1992 l’impresario viene arrestato per bancarotta fraudolenta.

Si fa sotto un altro imprenditore che arriva da fuori regione: questa volta è il mantovano Carlo Dodi, un venditore ambulante che distribuendo prodotti Rimmel e accessori per la Barbie, con la sua Gabbiano spa, è riuscito a diventare un ras nazionale del commercio. Dodi, in trasferta sulla costa triestina, si butta nel business immobiliare per realizzare il colpo grosso della vita. Dopo il crac di Cardarelli, la sua Immobiliare Santi Gervasio e Protasio (Sgp) riesce ad acquistare i terreni della Fintour (900 mila metri quadri) all’asta fallimentare a un terzo del loro valore, sborsando solo una dozzina di miliardi di lire. Ottiene in affitto dalla Regione anche l’area della cava dismessa (80 mila metri quadri), che poi, nel 2003, acquista per 2 milioni e mezzo di euro, conferendo poi i terreni alla sua società Sts, Servizi turistici Sistiana. La vendita è uno degli ultimi atti del presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo (centrodestra), prima dell’arrivo di Riccardo Illy (centrosinistra).
Dodi riesce perfino a far cambiare una legge regionale, per poter costruire sul luogo anche prime case (fiscalmente più convenienti) e non solo insediamenti turistici. Si assicura anche un finanziamento europeo a fondo perduto di 14 milioni di euro, cui deve però rinunciare, perché i soldi andavano spesi in tempi rapidi, mentre il progetto di “riqualificazione della baia” aveva tempi più lunghi.

Intanto gli ambientalisti – il Wwf, Italia nostra, Greenaction transnational – continuano la loro battaglia contro quella che ritengono una speculazione ai danni della costa. Si unisce agli oppositori anche la forte minoranza slovena locale. Nel 1998, anche il settimanale Il Borghese aveva pubblicato inchieste di fuoco sull’affare e sulle sue coperture politiche: “Un gruppo di persone, sempre le stesse, da anni si passa la baia di Sistiana, di società in società, di fallimento in fallimento. Incassano i finanziamenti delle ipoteche concesse da banche compiacenti e non onorano i debiti”. L’allora presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Roberto Antonione (Forza Italia), aveva querelato per diffamazione, ma i giornalisti erano stati assolti. Alla fine, a opporsi restano poche voci fuori dal coro, gli irriducibili Simone Napolitano del Comitato turistico-economico Rilke, Paolo Parovel del settimanale triestino Il Tuono, Roberto Giurastante di Greenaction transnational. Articoli, inchieste, esposti alla magistratura di Trieste e alla corte di Strasburgo non ottengono, fino a oggi, alcun risultato.

Ora siamo a un passo dal traguardo. A edificare è la Rizzani De Eccher spa, colosso delle costruzioni con sede nei pressi di Udine, che si è aggiudicata un appalto di 110 milioni di euro. Così la vecchia cava sulla costa cara a Rilke viene trasformata in un grande centro immobiliare e del divertimento. Le istituzioni locali, dopo quasi quattro decenni di intrecci tra politica e affari, applaudono contente. Il sindaco di Duino-Aurisina, Giorgio Ret: “Sistiana è un bene ambientale per tutti”. La presidente della Provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat: “Vinta la sfida: riqualificare senza offendere la naturalità del luogo, che potrà anche meglio integrare lingue e persone diverse del territorio”. E Renzo Tondo, tornato a presiedere la Regione dopo la parentesi di Illy: “Le idee camminano sulle gambe dell’uomo, la perseveranza ha vinto. Sistiana proietta il Friuli-Venezia Giulia sullo scenario internazionale”. Dietro i politici, i promotori privati brindano al successo dell’affare. Hanno già venduto in un anno il 70 per cento delle unità abitative (a costi che vanno dai 6.500 ai 7.500 euro al metro quadro) e superato il break-even dell’operazione. Ma intanto, nel luglio 2010, dopo oltre quindici anni di battaglie e proprio a un passo dal traguardo, il vincitore è apparentemente scomparso dall’affare Portopiccolo: Dodi ha passato la mano al Fondo Rilke, un fondo chiuso d’investimento immobiliare. Il project management, il controllo di gestione e di cantiere, è stato affidato alla anglo-australiana Bovis Lend Lease. Della commercializzazione si sta occupando il Gruppo Valdadige di Verona.

Che fine ha fatto Dodi? È davvero uscito dall’affare? No. Si è soltanto reso invisibile. Ha investito nel Fondo Rilke, restando però di fatto l’operatore di riferimento dell’operazione Portopiccolo. Tanto che a metterci la faccia resta sempre il suo braccio destro a Trieste, Cesare Bulfon, che ripete il suo slogan per la baia di Sistiana: “Trasformare qualcosa di devastato dall’uomo in un luogo dove gli uomini possano trovare serenità”.

Che cos’è il Fondo Rilke? Lo ha costituito nel 2010 la Serenissima sgr, controllata dalla Società autostrade di Brescia, Verona, Vicenza e Padova, concessionaria del tratto Brescia-Padova della A4. Serenissima sgr è tra le prime dieci società di gestione del risparmio in Italia attive nel settore dei fondi immobiliari, con asset per circa un miliardo di euro. Nel febbraio 2011 è passata di mano: il 51 per cento di Serenissima sgr è stato acquistato per 14 milioni di euro dalla Centrale Finanziaria di Giancarlo Elia Valori. Vecchia conoscenza dell’Italia dei poteri & dei misteri, Elia Valori è l’unico membro della P2 espulso dalla loggia di Licio Gelli perché faceva ombra al Maestro Venerabile.

Una bella coppia, potente e invisibile, l’ex venditore ambulante Dodi e il supermassone Elia Valori. Alla fine del 2013, Portopiccolo sarà pronta, promette il gentilissimo Bulfon. L’inaugurazione sarà però agli inizi del 2014, “perché le ultime piante di questo paradiso potranno essere messe a dimora soltanto a primavera”.

Qui un’ampia documentazione sulla vicenda della baia di Sistiana

L’AFFARE DELLA BAIA DI SISTIANA – Greenaction transnational

Dossier Baia di Sistiana – Greenaction transational

2 Comments

  1. […] del “bene comune”. Poco importa che si stia discutendo di quattro scarabocchi anziché di altri vandalismi, decisamente più criminali e […]

  2. Timothyrat ha detto:

    Mi auguro , si arriva alla decisione corretta.